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  TASSE... 

  RICONVERSIONE ECOLOGICA DELLA CITTA’ (venerdì 20 aprile 2012) 

  DOPING 

  CONSIDERAZIONI AMARE (Angelo Pisoni)

  ANCHE L'OLONA È ANCORA UN FIUME

  DAL 1973 DALLA PARTE DELL'OLONA

  OLONA: UN FIUME

  CRISI E COMPLOTTI (Primo Prandoni)

  LE PISTE CICLABILI A LEGNANO

  IN CITTA' UN ALTRO "SIMBOLO" NON C'E' PIU'

  RIFLESSIONI (Giuseppe D.)

 

 

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TASSE...

 

Le notizie di previsione per future decisioni governative italiane rimbalzano da un giornale all'altro, da un notiziario all'altro, di bocca in bocca: mi ha colpito tra le altre quella secondo la quale una disposizione di Legge permetterebbe ai Comuni italiani che lo volessero di aumentare la Tassa per i Rifiuti urbani, quale misura compensatoria per le mancate entrate ICI (ora IMU che andrà versata allo Stato). In pratica si tratterebbe di una "IMU-2" che si aggiungerebbe a quella già programmata. Che le casse statali (e, di riflesso, comunali) fossero precarie e che occorressero provvedimenti anche sgraditi non lo scopriamo certo ora, tuttavia mi pare che occorrerebbe almeno un rigore sia dialettico sia pratico per definire una nuova forma di tassazione. Se vogliamo inglobarla nella "Tassa sui Rifiuti" facciamolo pure ma rendiamoci almeno conto che con i rifiuti non avrebbe certo nulla a che fare: si abbia almeno l'onestà intellettuale di definirla per quello che realmente è: un'aggiuntiva alla tassazione sugli immobili... e non la si trasformi magicamente in imposta comunale per lo smaltimento dei rifiuti, con lo scopo probabile di far cadere i malumori popolari sui Comuni piuttosto che su di un Governo che è costretto dagli eventi a procedere "a vista". In questo momento non mi soffermerei  neppure sul comprendere quanto sia indispensabile allo stato delle nostre finanze nazionali e comunali questo probabile aggiornamento al rialzo della Tassa comunale sui Rifiuti... ma pongo l'accento su un fatto semplice semplice che a mio parere genera una sorta di ingiustizia; se osservo la cura che la mia famiglia ha sempre avuto nel non sprecare inutilmente, e nel cercare di ridurre al minimo il rifiuto, vedo chiaramente che i nostri sacchi dei rifiuti sono decisamente inferiori in numero e più ridotti in volume rispetto a quelli di tutti i nostri vicini... pur avendo noi una maggiore superficie "contributiva" di abitazione e di laboratorio (in questo momento purtroppo non operativo). Sembrerebbe che la cura nel non acquistare prodotti con imballi esagerati, nel non gettare cose comunque riparabili o riutilizzabili, nel compostare gli scarti vegetali di cucina e giardino, non solo non venga premiato ma addirittura si vedrebbe ulteriormente  penalizzato dalla probabile prossima decisione nazionale di aumento tassa di smaltimento (che si calcola in proporzione con la superficie piuttosto che col quantitativo reale di rifiuto prodotto). Spero che i Comuni si rifiuteranno di appoggiare una tale operazione "cosmetica"... se proprio saremo costretti a mettere mano ancora una volta a portafogli che sono sempre meno capaci, cerchiamo almeno di sapere correttamente cosa paghiamo e perché e per decisione di chi.   Senza altre osservazioni, propongo l'argomento alla Vostra attenzione. Sembra ovvio che per valutare correttamente l'impatto del rifiuto famiglia per famiglia, azienda per azienda, la soluzione sarebbe la "tassa sul sacco" come praticata altrove. Se posso permettermi, avevo a suo tempo scritto (pubblicatomi sul sito di AMiR ancora qualche anno fa) un manualetto breve ma credo incisivo sul Risparmiare Energia, con anche consigli sul come risparmiare energia acuistando prodotti con minor scarto a rifiuto. Magari potrebbe accompagnare i documenti che avete preparato per provare a dare alla città una miglior vivibilità.  

 

Ringrazio  per una eventuale attenzione, buona cavalcata finale in vista delle votazioni.

Giuseppe Donati

 

 

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RICONVERSIONE ECOLOGICA

DELLA CITTA’

 

ne parliamo VENERDI’ 20 aprile 2012 ore 21

PALAZZO LEONE DA PEREGO

con

 

prof. GIANNI SCUDO

Vicepreside della Facoltà di Architettura e Società di Milano  

prof. ALESSANDRO ROGORA

Docente presso il Politecnico di Milano

 

   

  

Venerdì 20 aprile, a sostegno del candidato Sindaco Alberto Centinaio, i Verdi hanno organizzato un incontro pubblico i cui relatori erano il prof. Gianni Scudo, Vicepreside della Facoltà di Architettura e Società e il prof. Alessandro Rogora, Docente presso il Politecnico di Milano. E’ intervenuto brevemente Alberto Centinaio per un saluto e il capolista Angelo Pisoni ha presentato i candidati al consiglio comunale della lista dei Verdi. Il prof.  Scudo ha introdotto il tema della qualità della vita, quanto questa qualità sia poco legata a valori economici e come esistano e vengano utilizzati indicatori diversi per valutare la felicità delle persone. E’ emersa la sua convinzione di come sia possibile realizzare ambienti urbani nei quali la gente possa trovare condizioni qualitativamente molto piacevoli in contrapposizione alla realtà attuale delle nostre città. La trasformazione delle condizioni termiche negli spazi urbani favorirebbe i rapporti sociali e conviviali, come dimostrato dallo sviluppo della città mediterranea (portici, patii, gallerie). Il prof .Rogora ha invece esordito con una riflessione  sull’evoluzione dei rapporti tra città e cittadino a partire da un secolo fa, quando i limiti del proprio territorio erano segnati dalle distanze percorribili a piedi o in biciletta, e questi definivano i limiti del mondo conosciuto. La rottura degli equilibri con la dimensione locale ha prodotto problemi e scompensi con il risultato di non essere più consapevoli delle nostre azioni. Nel nord Europa sono già state messe in atto trasformazioni possibili per la riconversione ecologica della città. Legnano è sicuramente nella condizione di prendere esempio, anche se tali soluzioni non saranno attuabili nell’immediato. Ma la speranza esiste...

 

 

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Doping

  

Si apprende spesso dai mass-media che qualche sportivo è stato “pizzicato” all’antidoping; però ci si dimentica che ormai doparsi è diventata pratica diffusa nella nostra competitiva società. La consuetudine di assumere farmaci o addirittura stupefacenti per “essere all’altezza della situazione”, per reggere ritmi di lavoro e/o di vita eccessivi, per non essere mai stanchi, per non sentirsi inferiori a nessuno non è “doping” ma ci si avvicina molto. Peccato che nessuno si ponga il problema di arginare questa pratica sempre più diffusa, certificata da un’infinità di statistiche. Siamo sicuri che le regole di quel gioco che si chiama “vita moderna” tengano conto dei limiti dell’organismo umano? Non ci si pone il problema che se qualcuno quando si sente sul punto di cedere anziché tirare un po’ il freno chiede aiuto alla farmacologia (legale od illegale) condanna automaticamente alcuni suoi simili a “scoppiare” oppure a fare altrettanto? Per “sviluppo sostenibile” si intende un modello di vita che sia compatibile non soltanto con l’ambiente ma anche e soprattutto con l’organismo umano. Ci interessa o no?

26 febbraio 2012

 

 

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CONSIDERAZIONI AMARE...

 

La notizia era nell’aria da tempo, ma ora che è arrivata ci lascia perlomeno con l’amaro in bocca. L’abbattimento di alberi nei Boschi Ronchi. La questione è di antica data. Quello che in città viene comunemente chiamato “Parco” in realtà non ha nulla che lo possa ricondurre a tale categoria. Manca anche il benchè minimo livello di protezione. Non basta inserirlo nel nuovo PGT come area di “decollo”. La speranza di acquisire con tale meccanismo le area facenti parte di questo polmone verde si è rivelato pura fantasia. È vero che l’area rimarrà con questa destinazione, ma la città cosa se ne fa di una tabula rasa senza alberi? Quanto tempo dovrà aspettare per vedere ricrescere il bosco? In un momento come questo in cui l’inquinamento atmosferico continua a sforare i limiti non era necessario salvaguardare un bene comune rappresentato da questi alberi? A quanto ci risulta, tra l’altro, la cura del bosco e la sua messa in sicurezza si esegue in modo ben diverso da quello messo in opera in questo caso. Non ci rimane che sperare che la nuova amministrazione affronti il problema con un piglio diverso da quello finora mostrato.

 

Angelo Pisoni - Verdi

 

 

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Anche l’Olona e’ ancora un fiume...

 

È di questi giorni la notizia che l’associazione di San Vittore Olona “Olona Viva” ha iniziato una raccolta firme per salvaguardare quello che è rimasto del fiume, volendo coinvolgere i comuni rivieraschi. Plaudiamo all’iniziativa, anche se ci avrebbe fatto più piacere se fosse partita dall’Amministrazione comunale legnanese.

Certo bisognerebbe avere il senso della collaborazione con i comuni vicini, al di là dei confini propri, visto che l’acqua di un fiume o l’aria che respiriamo non conoscono le divisioni che l’uomo ha tracciato sulle carte.

La coalizione di cui noi Verdi facciamo parte e che ha come suo candidato sindaco Alberto Centinaio, ha nel suo programma la riqualificazione dell’Olona, in modo che il nostro corso d’acqua possa ancora fregiarsi del titolo di “fiume”. Un impegno che deve coinvolgere tutti gli Enti che hanno voce in capitolo, ad iniziare da quelli a nord di Legnano. Ed è proprio da lì che vengono i guai. In un recente convegno dei sindaci del medio Olona, l’ARPA varesina ha lanciato una serie di allarmi ambientali. Lo stato di salute del corso d’acqua non migliora negli anni, anzi. Il confronto con l’ultimo studio del 2004 ha messo a nudo problemi dovuti a scarichi nel tratto varesino. Le quantità di fosforo e azoto presenti nelle acque devono essere abbattuti agendo sugli impianti di depurazione. Questo il consiglio di Valeria Marchesi, ricercatrice dell’ARPA varesina.

Vanno adeguati i depuratori soprattutto di Varese e Cairate, ormai datati.

Leggiamo, inoltre, che Teresa Cazzaniga, direttrice del dipartimento Arpa di Varese, ha sottolineato come i monitoraggi e i controlli da parte di Arpa vengano fatti tutto l'anno. Da questi controlli ne deriva l'indice di funzionalità fluviale (che comprende diversi parametri come lo stato delle rive, la qualità dell'acqua, l'ecosistema complessivo). Questo indice è scadente in quasi tutta l'asta del fiume ad eccezione della sola sorgente. Nel 2010 è complessivamente peggiorata, in maniera ulteriore, la qualità.

Nei vari comuni lungo l’asta del fiume vi sono problemi di scarichi industriali e civili, che danno origine ad odori e schiume riscontrabili anche qui a Legnano. Questo perchè spesso i depuratori non sono in grado di affrontare i carichi inquinanti di questi scarichi. Spesso, per evitare danni agli impianti, quest’ultimi vengono letteralmente bypassati (cioè non vengono fatte passare dal depuratore le acque da trattare) con gli effetti visibili a tutti noi.

Per il prossimo luglio,la Regione ha invitato i sindaci ad un tavolo di studio per stabilire il programma degli interventi. Ed è qui che Legnano non deve mancare.

Teniamo presente che uno dei depuratori che non funzionano bene è proprio quello più vicino a noi (a Olgiate Olona, ritenuto da alcuni sottodimensionato già per gli scarichi attuali).

A questo dobbiamo aggiungere che tale depuratore potrebbe in futuro ricevere anche gli scarichi della ditta Elcon (trattamento di reflui derivanti da attività industriali/farmaceutiche) che ha in progetto, contrastato fortemente dai cittadini castellanzesi e non solo, di insediarsi nella ex-Montedison di Castellanza, con un evidente aggravio di carichi inquinanti. Non vorremmo che il tutto, vista l’inadeguatezza dell’impianto di Olgiate, finisse direttamente in Olona con conseguenze peggiori delle attuali.

Ecco perchè Legnano deve farsi carico del problema e spingere perchè tutti gli Enti preposti si diano una mossa per affrontare il problema Olona. Non è più l’ora dell’attesa, se non vogliamo rivedere la schiuma “soffice” che ricopriva anni fa il nostro fiume. Perchè, anche se non per tutti, l’Olona è ancora un fiume.

 

Angelo Pisoni

Verdi

 

 

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 DAL 1973 DALLA PARTE DELL'OLONA 

 

Articolo di Angelo Pisoni per l'associazione Carlo Puecher, novembre 1973

 

 

  

  

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OLONA: UN FIUME


Che cosa è un fiume? Un insieme di molecole di acqua che corrono? Una striscia d’argento che attraversa la città? Una casa per molti animali? Una fonte di vita anche per i vegetali? E potremmo andare avanti all’infinito. Ma un fiume è tutto questo e molto di più.
E’ anche la storia di una città. E l’Olona è tutto questo.
A qualcuno sembrerà strano che si parli dell’Olona come di un fiume.
Quasi tutti lo considerano un canale, in altri tempi era una fogna a cielo aperto. Qualcuno si ricorderà della schiuma bianca che ricopriva l’acqua. Ma ora in questo rivolo sono tornati persino i pesci. Ma non può bastare.
Un fiume è anche il suo territorio, il suo bacino, le sue rive.
La passata amministrazione ha avuto un’occasione d’oro per rinaturalizzare buona parte del corso del fiume ma l’ha gettata al vento. E così dove l’Olona poteva correre libera e sinuosa attraverso il parco della Famiglia Legnanese ora si trascina un canale a sponde verticali. Ma si è mai visto un fiume a sponde verticali? Scoscese si, ma perfettamente geometriche no. Bastava porre sulle rive quei massi che si possono vedere al Castello e la Natura avrebbe fatto il resto contribuendo con vegetazione spontanea.
Così il fiume prende velocità perchè rettilineo e poi va a fare disastri a sud...
Le sue acque non sono certo a livello della “fogna” di anni fa, ma non sono ancora a livello buono, sono solo accettabili. In più, spesso, soprattutto d’estate e nei giorni festivi, qualcuno pensa bene di scaricare un po’ di maleodoranti veleni giusto per non perdere l’abitudine.
Ma la prossima amministrazione ha ancora un’occasione: il tratto da Castellanza a via Pontida.
Qui il Fiume deve ridiventare tale. Non ci sono più scuse.
Le sponde devono essere il più possibili simili a quelle naturali, le acque devono essere sempre più controllate, impiegando anche volontari ambientali, i pesci e le anatre devono essere a loro agio.
Ma anche i cittadini devono poter usufruire di questo bene prezioso che è acqua e dintorni.
Passeggiate lungo il fiume e non lungo il canale, soste su panchine per respirare un po’ di natura, magari anche una piccola gita in canoa.
Legnano ha l’obbligo morale di riprendersi il suo Fiume.

 

  

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CRISI E COMPLOTTI

 

Vi siete accorti che quando le cose vanno male si moltiplicano le ipotesi di complotti più o meno articolati? Vi siete mai chiesti perché? No? Forse è meglio così: la risposta, infatti, non è piacevole. Diceva un comico: “errare è umano; dare la colpa a qualcun altro ancora di più”. Ebbene, teorizzare complotti rientra esattamente in questa logica. Se, infatti, tutto ciò che va storto può ricondursi a qualche complotto ciò significa che la colpa non è nostra. “Che possiamo farci se un gruppo di manigoldi trama nell’ombra ai nostri danni?” Ecco fatto: ci siamo autoassolti! Possiamo quindi continuare a comportarci come prima, senza farci un esame di coscienza. Purtroppo però – ahimè! – la storia insegna che i complotti quasi sempre falliscono e quindi come capro espiatorio funzionano decisamente male. Probabilmente la verità è più semplice e più impietosa: con il nostro comportamento (pensieri, parole, opere ed omissioni – prendendo a prestito un testo religioso) abbiamo evidentemente preparato – magari in assoluta buona fede -  terreno fertile per alcune degenerazioni che hanno portato alla crisi attuale. A proposito della crisi attuale. Vi ricordate come è nata? No? Beh, è normale. Nessuno lo ricorda più. È nata perché negli Stati Uniti indebitarsi (soprattutto per comprare casa) era diventato talmente normale che tutti lo facevano senza porsi troppi problemi – persino coloro che prestavano i soldi, le banche. Poi la crescita ha iniziato a rallentare, sempre più statunitensi non sono stati in grado di far fronte ai propri debiti e di conseguenza sempre più banche, sempre più imprese, sempre più Stati. Io ricordo che ai tempi dei miei nonni essere indebitati era un’onta ed i pochi che si trovavano in questa condizione erano considerati esempi da non seguire ed addirittura additati al pubblico ludibrio. Eppure le prospettive erano molto più rosee e la crescita molto più robusta di adesso! Non parliamo poi del carcere! Sempre ai tempi dei miei nonni (pace all’anima loro ma anche fortunati loro che non vedono questo sfascio) le donne si dicevano: “a l’è mei un fieu mortu che in galera!” mentre una ventina di anni fa circolava una canzone demenziale il cui ritornello faceva: “Meglio un figlio ladro che un figlio frocio!” Finisco qui: tanto chi vuol capire ha capito. Concludo con una precisazione di tipo storico che solo apparentemente non c’entra nulla. Il 21 dicembre di quest’anno termina il “Lungo Ciclo” del calendario Maya. Nella cultura di quel popolo tale ricorrenza non indica l’apocalisse ma semplicemente la fine del mondo vecchio ormai logoro e l’inizio di uno nuovo. Se anziché una profezia di sciagura fosse invece un opportuno invito?  

Primo Prandoni

 

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LE PISTE CICLABILI A LEGNANO

 

 

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CONSIDERAZIONI

Di seguito le considerazioni proposte ormai più di 5 anni fa sulla scomparsa di una piccola betulla cresciuta sul “tetto” di uno degli edifici della Cantoni abbattuti per far posto al nuovo centro commerciale. Un simbolo sparito che abbiamo voluto riportare in vita sulla prima pagina del nostro sito.

(ottobre 2006, in città un altro "simbolo" non c'è più)

Un albero che muore è sempre simbolo di qualcosa che finisce, di qualcosa che si allontana da noi e dalla terra dove ha vissuto.

In questo caso è molto, molto di più.

Sembrava fragile, delicata la piccola betulla che aveva scelto di mettere le sue radici su un tetto. Era lì, ormai da anni, ora tutta verde, ora spoglia, ma sempre ben salda. Era lì, in alto, come per osservare, come per aspettare lo svolgersi della vita o della morte sotto di lei.

Non si sa da dove prendesse le sue forze ma di certo era consapevole che sotto quel tetto insicuro si erano, in passato, succeduti giorni e giorni di lavoro, giorni e giorni di vita clandestina ma soprattutto giorni e giorni di uomini e donne che hanno lottato per il loro futuro.

E adesso non c'è più, la piccola betulla della Cantoni, che fino al suo ultimo momento di vita ha vegliato su quello che resta di un pezzo della nostra storia e della nostra città: un cumulo di macerie.

 

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RIFLESSIONI

 

 Negli ultimi anni emerge la disaffezione del cittadino dalle persone elette che dovrebbero rappresentarlo nelle istituzioni della nostra Repubblica parlamentare. Così hanno trovato terreno fertile movimenti populisti che traggono notevole appoggio in sede elettorale ma poi mostrano evidenti limiti politici circa la corretta rappresentatività in una tradizione di democrazia parlamentare... la propositività necessaria alla nostra nazione pare essersi adagiata in un ideologismo piuttosto statico, che deprime le individualità ricercando la forza d'urto della massa unicamente per travolgere ogni ostacolo: salvo poi scontrarsi con la cruda realtà e non poter realizzare i propositi. Non saprei ora se un comune cittadino possa portare un contributo concreto alla nazione, partendo dal territorio nel quale vive... penso che avere capacità chiare da condividere possa essere positivo: molte persone ne hanno! Alla fine capacità ed idee dovrebbero integrarsi in una discussione propositiva senza arenarsi in uno sterile muro contro muro che non sortisce risultato utile, nasconde forse interessi particolari, sfiducia il cittadino alla partecipazione.

La mia passione per l'Ambiente vitale e per la Natura immagino risalga nella sua forma inconscia ai tempi dei giochi infantili nei prati aperti tra Legnarello e la Cascina Olmina; per poi farsi più concreta ai tempi del Liceo in una bellissima esperienza di tre anni di osservazioni e studi sullo stato inquinato del nostro fiume Olona: esperienza guidata in particolare da Angelo Pisoni e da un ottimo insegnante di Lettere e di vita, signor Giovanni Scarale. Solo più tardi ho esteso gli interessi alle interazioni del nostro energivoro stile di vita moderno con Ambiente e Clima terrestre, sia nei fondamentali chimico-fisici sia negli effetti più evidenti delle centrali di produzione d’energia e dei nostri utilizzi (riscaldamento di edifici, traffico veicolare, motori, apparecchi elettrici ed elettronici). Una buona attenzione la presto anche al problema della conservazione delle specie biologiche in una necessaria bio-diversità ora molto compromessa nelle città "diffuse" e senza periferie. Penso di possedere la basi tecniche e scientifiche per poterlo fare correttamente, non per presa di posizione ideologica. Di più, se qualcuno volesse interagire, per porre quesiti o per approfondire, sono a disposizione: lo avevo già fatto un poco nel sito web e nel forum di "altomilaneseinrete.it". Politica locale ne conosco poca, mi piace l'Informazione puntuale di questioni internazionali e trans-nazionali. Ho contatti diretti ed epistolari con persone all'estero, così traggo giovamento da visioni prospettiche diverse. Poi mi piace leggere buona letteratura classica e buoni saggi scientifici; credo che la Filosofia sia una buonissima base conoscitiva per la comprensione del nostro mondo e della vita, per evitare di indossare il paraocchi. Con un po' di paura per il prossimo futuro, immagino sarebbe buona cosa lo sperimentare se l'individuo possa lasciare un'impronta nel mondo, in modo che il mondo si costruisca a modello dei singoli individui piuttosto che a modello ideologico (cosa verificatasi distruttiva particolarmente nello scorso secolo, ed ovunque nell'universo mondo: all'Ovest come all'Est, ai Tropici come al Sud). Circa le modalità istituzionali di gestione dello stato democratico, ho rispetto per la nostra tradizione parlamentare repubblicana (pur se un po' in crisi d'identità) ma non farei certo barricate contro una struttura federale vera, ammesso che si comprenda davvero cosa significhi e cosa sia realmente uno Stato federale: se guardiamo certe realtà europee o nordamericane è infatti evidente il grandissimo senso unitario di nazione in un amalgama di regioni e culture anche parecchio differenti... federalismo è condivisione e risoluzione di problemi localmente anche diversi, con lo scopo di unire le forze nazionali e non certo di dividerle, pur nel mantenimento delle identità particolari. Ma, al di là delle strutture costitutive di uno Stato, credo che alla fine prevalgano sempre le capacità individuali delle persone sulla base solida del "servizio" alla comunità.

 

                                                                                                          Giuseppe D.

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